Bologna #supportbenterema

A.S.D. MAMA AFRICA MEETING – INCONTRO E CULTURA

in collAborazione con DJEMBE-TA

ASPETTANDO MAMA AFRICA MEETING.

GIORNATA DI RACCOLTA FONDI PER IL VILLAGGIO DI BENTEREMA.

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MamaAfrica Meeting, incontro Cultura

In collaborazione con Djembe-Ta vi invitano ad una giornata di laboratori rivolti ai bambini dai 6i ai 14 anni, di percussioni africane, percussioni brasiliane e body percussion in finanziamento de “il villaggio di Benteremà” spazio dedicato alle attività per i bambini a Mama Africa Meeting

Domenica mattina presso il B.u.c.o. di via Zago 11 (sotto ponte Stalingrado) a Bologna, si comincia con:

Ore 11.30 / 13.00 laboratorio di percussioni africane con Cico “ il cerchio dei DunDun”

Pranzo al sacco 🙂

Ore 14:00 / 15.30 laboratorio di body percussion con Tommy Ruggero

Ore 16:00 / 17.30 laboratorio di percussioni del carnevale carioca con Emiliano Alessandrini

Affiancandoci al progetto di raccolta fondi https://it.ulule.com/ilvillaggiodibenterema/

Con una donazione sul posto di 10 € si potrà partecipare ad un corso, con una donazione di 25 € a tutti e tre i corsi.

Info e iscrizioni (disponibilità tamburi): Cico

348 7425593

djembetabologna@gmail.com

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COS’É IL VILLAGGIO DI BENTEREMA?

É lo spazio dedicato ai bambini e alle bambine nel contesto del Mama Africa Meeting, dove maestri internazionali ed educatori esperti, ogni anno, fanno vivere ai più piccoli un’esperienza unica di scambio culturale attraverso danza, musica, canto, racconti, acrobatica e giocoleria, costruzione di strumenti con materiali di riciclo, pittura, teatro e tanto altro ancora…nel rispetto dell’ambiente e in un clima di collaborazione e allegria.

Abbiamo aperto una raccolta fondi su Ulule per sostenere questo meraviglioso progetto dedicato ai più piccoli.

ABBIAMO BISOGNO DEL SOSTEGNO DI TUTTI!

Per saperne di più e donare, visita:

https://it.ulule.com/ilvillaggiodibenterema/

Un metodo o tanti metodi? Passione o rigore scientifico?

Parte 1

Questo articolo (ma anche tutti i post di risposta e confronto che ne seguono!) mi permette di entrare un poco più a fondo in una questione che vista da “lontano” (un metodo puó essere visto come panacea di tutti i mali?) a me pare chiarissima (secondo me no: nessuna panacea in un’unica strada da percorrere) ma che in realtà, nella vita quotidiana e di classe, e parlando di alcuni “metodi” in particolare, mi viene meno facile snocciolare…

http://maddmaths.simai.eu/didattica/il-metodo-bortolato/

Cito dall’articolo:

“…la matematica non sta nel biberon, come non sta nel biberon il linguaggio o il saper suonare uno strumento musicale. La matematica è un costrutto culturale e il suo apprendimento/insegnamento richiede sforzo, sforzo che ovviamente può essere piacevole (e qui interviene la didattica). Convincersi del contrario secondo noi è molto pericoloso sia per gli insegnanti che per gli allievi…”

“…E allora siamo sicuri che un metodo che permette, nel migliore dei casi, di ottenere risposte giuste (prodotti) in contesti meccanici sia significativo per l’apprendimento della matematica?

Noi crediamo di no, crediamo che l’insegnamento della matematica, soprattutto nel primo ciclo (ma non solo) debba in primo luogo insegnare il gusto di chiedersi e del cercare il perché delle cose, il gusto di argomentare le proprie posizioni in maniera coerente e articolata, proprio come richiedono le Indicazioni Nazionali per l’insegnamento.

È un obiettivo educativo molto più complesso di insegnare a dare risposte corrette a domande pre-confezionate, ma, proprio per questo, molto più affascinante per insegnanti e allievi.”

Che ne pensate?

Qui il post sulla pagina Facebook

https://www.facebook.com/rossigiunti/posts/1308134952619377

Un metodo o tanti metodi?

Passione o rigore scientifico?

Parte 2

Chiaramente il termine metodo, leggendo questo articolo dove si parla di “metodo Singapore“, appare in contrasto con il suo significato contestualizzato nell’articolo del primo post con questo titolo (a questo link: https://www.facebook.com/rossigiunti/posts/1308134952619377 ): qui si parla di metodo come risultato di una enorme ricerca, a livello globale, che andasse a cercare il meglio di tutti percorsi di sviluppo della didattica della matematica in giro per il mondo; nell’altro articolo, si parla di metodo come risultato di un percorso fondamentalmente “personale“.

http://genitoricrescono.com/matematica-paura-metodo-singapore/

Qui il post sulla pagina Facebook

https://www.facebook.com/rossigiunti/posts/1310000065766199

Un metodo o tanti metodi?

Passione o rigore scientifico?

Parte 3

Fai clic per accedere a 848%20Panacee.pdf

…Ovvero : la rivolta di Forlì (libera mia interpretazione 🙂 !!)

Un bellissimo sguardo storico, con citazioni puntuali, ci racconta quanto negli ultimi anni ciclicamente sia comparso e poi scomparso un metodo univoco (o uno strumento) di apprendimento della matematica “in grado di risolvere ogni problema”.

La cosa veramente interessante è la chiarezza con cui ogni panacea, raccontata nel suo fallimento in quanto panacea, venga poi valutata come una delle tante strade che si possono tranquillamente utilizzare, previa la consapevolezza dei suoi limiti e criticità (sottolineando quindi il valore irrinunciabile dell’ autonomia di insegnamento “cum grano salis e senza vacue illusioni”)

Cito dal documento :

(…) Il giorno 8 maggio 1993, su iniziativa di alcuni direttori didattici romagnoli (soprattutto forlivesi e ravennati), si tenne a Forlì, in una elegante sala del centro, quello che gli organizzatori avrebbero voluto fosse un duello a sangue fra il vecchio eroe dei blocchi logici e un giovane esponente di questa nuova didattica dell’apprendimento che, nata in Francia, aveva fatto piazza pulita di tutte le illusioni e le panacee, creando una disciplina scientifica. (…)

(…) La prima battuta del duello venne affidata a Dienes, il quale spiegò quale era stato il suo sogno nel creare la propria teoria, quali erano state le sue aspettative nel creare i suoi strumenti, in particolare i blocchi logici; ma spiegò anche che si era reso conto da solo (fosse vero o no, fu un gran bel colpo teatrale da parte sua) della debolezza cognitiva del suo lavoro; raccontò che, di fronte all’uso che dei suoi strumenti vedeva fare, si era da solo messo le mani nei capelli ed aveva singhiozzato: «Dio mio, che cosa ho combinato». E il gesto teatrale fu assai eloquente. (…)

(…) Il che non vuol dire che non si possano usare, basta che non siano confusi con panacee inesistenti e che chi li fa usare ai propri allievi lo faccia cum grano salis, consapevole dei limiti, senza vacue illusioni. Tutto quel che di matematica si può fare con i blocchi logici si può fare con foglie, tappi di bottiglia, soldatini, figurine.

Qui il post sulla pagina Facebook

https://www.facebook.com/rossigiunti/posts/1310773282355544

Un metodo o tanti metodi?

Passione o rigore scientifico?

Parte 4 :

La comunità scientifica inizia a muoversi compatta e a prendere posizione!

http://www.umi-ciim.it/2018/03/15/comunicato-della-ciim/

Qui il post sulla pagina Facebook

https://www.facebook.com/rossigiunti/posts/1320458578053681

Parte 5

Gli studiosi iniziano ad andare in profondità

http://maddmaths.simai.eu/didattica/errori-lentezza/

Qui il post Facebook

IO E IL DIGITALE : vademecum settimanale per non spaccare tutto prima di soccombere – Episodio n. 2

Rubrica settimanale di sopravvivenza 

Ciao a tutte e a tutti, eccomi qua per continuare con i pochi punti a cui appendersi per guardare avanti 🙂

Archiviamo l’archiviazione e buttiamoci a capofitto verso il punto n. 2

Punto n. 2 – chi sono io ??? – L’identità digitale

Per muoversi un pochino più a fondo all’interno di siti o piattaforme sul web è necessario farlo usando la propria “identità digitale”, cioè quell’insieme di informazioni che sono necessarie perché tutte le parti in causa siano tutelate in quanto formalmente riconoscibili.

Il mondo del web è sempre più una realtà tangibile, percorribile, fruibile ma anche governabile (o ingovernabile), a seconda di quanto si abbia deciso di viverla piuttosto che subirla; e la consapevolezza che la propria identità digitale sia formalmente e legalmente equiparabile alla propria identità tout court è un “passaggio” fondamentale.

Se per accedere ai servizi o ai materiali didattici di una piattaforma (ad es. il sito www.giuntiscuola.it) vi viene chiesta una registrazione, la ragione è semplicemente legata alla tutela reciproca dell’uso di dati sensibili (voi siete tutelati nella privacy, loro nella legittimità dell’uso di materiali protetti da royalties o dall’uso improprio – pensate per questo ad esempio a Facebook – della piattaforma stessa (sempre pensando a Facebook, atti diffamatori, ingiuriosi o in genere lesivi dell’immagine altrui).

Con il passare degli anni e l’evolversi delle tecnologie, fortunatamente è sempre più facile trovare modalità di accesso più veloci, che richiedono una identificazione anziché una nuova registrazione (in realtà resta una registrazione ma utilizzando un’identità digitale esistente) attraverso credenziali di altre piattaforme (ad es. : “accedi con account Gmai”l oppure “accedi con account Facebook”).

Finora gli esempi di “identità digitale” hanno raccontato il livello più superficiale (in realtà ci riportano sia ad un livello estremamente superficiale – Facebook – che ad un livello un po’ meno superficiale – sito Giunti Scuola – dove oltre a nome cognome e data di nascita si chiedono codice fiscale, indirizzo, etc.; tutto dipende dal tipo di strumento a cui si ha accesso).

Esiste poi la vera e propria identità digitale, equiparabile anche dal punto di vista giuridico, alla nostra identità reale (e fiscale 🙂 ) che forse, per il microcosmo legato all’ ARS DOCENDI, conoscete meglio : SPID – Sistema Pubblico di Identità Digitale (per l’accesso a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione con un’unica identità digitale).

Insomma, il succo di tutta questa introduzione è che questa “scocciatura” è in realtà qualcosa a cui non si può (o potrà) prescindere… Pensate agli orologi (analogico e digitale), alla carta d’identità (su carta o con cip), ma anche all’ufficio postale o alla banca (io ormai non ci metto quasi più piede perché faccio tutto dal telefono con la mia identità digitale).

ACCORGIMENTI

  • Quando create username e password, custoditele gelosamente perché sarà fondamentale ricordarle al momento opportuno (responsabilità personale 🙂 )
  • Se lo strumento è legato al portafoglio (home banking) create password complicate perché non si può pensare sempre che succeda solo agli altri di essere derubati online !!

 

Alla prossima settimana !!

IO E IL DIGITALE : vademecum settimanale per non spaccare tutto prima di soccombere

Rubrica settimanale di sopravvivenza

Episodio n. 1

Ciao a tutte e a tutti, eccomi qua per continuare con i pochi punti a cui appendersi per guardare avanti 🙂

Eravamo al punto n. 1 “Lo spazio di archiviazione”

Punto n. 1Bis – “Con la testa tra le NUVOLE”

Nell’episodio ZERO di questa pseudo rubrica, al punto n.1 dell’elenco si parlava di “liberare spazio sulla memoria del computer”, ripulendolo di file inutili e parlando di archiviazione esterna di file pesanti in Hard Disk o in Cloud.

Oggi si parla di CLOUD

Cloud = Nuvola = Hard Disk esterno virtuale – nel senso che non è fisicamente con noi ma probabilmente si trova su di un’isola sperduta nell’oceano (beato lui !!!!) – a cui si può accedere da qualsiasi dispositivo dotato di connessione internet.

E il bello è che fino a certe dimensioni è pure gratuito e probabilmente ce l’avete già a disposizione, magari senza saperlo (alcuni account mail hanno dei gigabyte di spazio gratuito collegato, oltre a quello di archiviazione delle e-mail) !!

Esempi di spazi di archiviazione cloud gratuiti (i più conosciuti, usati e versatili):

⁃ Google Drive (account Gmail)

⁃ iCloud Drive (account icloud – mac)

⁃ One Drive (account Live – windows)

⁃ Drop Box (qualsiasi account)

Il tempo per guardare anche da “profani” al cloud come una risorsa è arrivato!

Si perché l’intera collezione di riviste scolastiche smette di occupare la libreria a parete di casa e si rimpicciolisce in una cartella facilmente consultabile ovunque (e si allunga di qualche anno la durata di una convivenza pacifica in casa 🙂 ), come quegli scaffali di cd o quei 5 hard disk esterni di foto e video (ma a quel punto servirà acquistare altro spazio e lasciare l’isola felice del “tutto gratis”).

Ormai la connessione dati (internet) cellulare è in grado di rendere questo tipo di strumento qualcosa di decisamente utile e funzionale al lavoro in team.

Perché la tecnologia è arrivata infatti ad un punto per cui è possibile intervenire in tempo reale, in persone diverse sullo stesso documento, da luoghi diversi… con il lato divertente di vedere – come una presenza quasi ectoplasmica – colorarsi delle celle di, ad esempio, un foglio Excel condiviso, nel momento in cui l’altra persona semplicemente ci si sposta sopra con il mouse.

Per quel che mi riguarda trovo che la tecnologia cloud più versatile e di facile uso sia Google Drive (anche se devo dire che in privato resto legato alla piacevolezza di Apple), in quanto integrata in un ambiente software molto vario ed estremamente riconoscibile (e relativamente “aperto”), anche nell’uso, fatto di diverse applicazioni funzionali all’attività professionale e alla vita privata: calendario (Google Calendar), rubrica di contatti (Google Contacts), promemoria e “to do list” (Google Keep), piattaforme scolastiche (Google Classroom) o in generale (che le racchiude poi tutte) Google Apps for Education ! Inoltre Gmail è molto diffuso come account di posta anche a livello istituzionale (diversi account @istruzione.it si appoggiano a gmail).

La sua versatilità inoltre, porta Google drive ad essere integrato in tutte le piattaforme didattiche (ad esempio l’aula virtuale e di Giunti Scuola in http://www.aula.dcampus.it ) e servizi di posta elettronica (anche indirizzi e-mail Microsoft hanno la possibilità diretta di salvare gli allegati nel drive di Google) maggiormente usati.

Esempio di uso integrato di app (ma la stessa cosa succede con gli altri “ambienti” – tranne Drop Box che è solo uno spazio di archiviazione):

⁃ in Google Contatti creo una lista di contatti con indirizzi e-mail di colleghe e colleghi e la chiamo “team”

⁃ In Google Calendar creo un calendario con tutti gli appuntamenti istituzionali (collegi docenti, classi parallele, programmazioni etc…) e lo condivido con la lista contatti “team“

⁃ Nel canale YouTube creo una playlist di Video che interessano al confronto progettuale del team

⁃ In Promemoria (o Google Keep) creo una o più liste con argomenti da sviluppare o adempimenti da portare a termine, da condividere sempre con la lista di contatti “team“

⁃ In Google Classroom creo l’aula virtuale assegnando lo stesso ruolo di insegnanti sempre alla stessa lista “team” di contatti; quello sarà il luogo in cui condividere progettualità, documenti da elaborare, verifiche da costruire (sempre partendo da App di Google come Google Documenti e Google Fogli ) o magari i link o l’intera play list di YouTube.

In automatico, tutte le persone presenti nella lista di Google Contacts “team” vedranno, e ne saranno parte attiva, tutti gli elementi condivisi in tutte le diverse App (a partire dalla più evidente agenda/calendario sul proprio telefono).

Secondo esempio : compiti a casa

⁃ in Google Contact creo una lista di contatti con indirizzi e-mail dei genitori della classe e del team (o, per eventuali problemi di Privacy solo con gli indirizzi del/la rappresentante e del team) chiamandola “compiti”

⁃ In Google calendar creo un calendario chiamato “compiti a casa” e lo condivido con la lista di contatti “compiti”. Al momento dell’assegnazione dei compiti (quando dettate ai bambini sul diario) creo un evento nel calendario in cui scrivo quello che sto dettando; i genitori in automatico vedranno sui propri telefoni i compiti assegnati

Per la questione “compiti a casa” noi, ho un figlio in terza primaria, dobbiamo andare su una piattaforma che si chiama Fram, dove con diversi passaggi arriviamo a vedere i compiti assegnati ma … si tratta di un percorso lungo, poco fluido e decisamente respingente !!

Cose da sapere:

Dropbox è gratuito ma solo fino a 2 GB di spazio di archiviazione.

Se volete usare il cloud per archiviare foto e video, sicuramente dovrete acquistare spazio in più (nel caso i video siano pochi o addirittura non ci siano, sono sufficienti 50 GB), ma si tratta di abbonamenti mensili assolutamente poco costosi (per esempio io ho 50 GB su iCloud a 0,99 €)

Attenzione, comunque, al vostro piano tariffario dati del cellulare, perché è vero che non ci sono problemi di potenza del segnale, ma è altrettanto vero che si rischia il salasso!! W IL WIFI !!

A mercoledì prossimo con il secondo punto di questo vademecum di sopravvivenza: l’identità digitale

Djembe-Ta nelle scuole: lo SHOW

Che dire, grazie 1000 e ancora 1000 grazie alle insegnanti che mi hanno coinvolto e ai bambini che hanno deciso di lasciarsi guidare…

È sempre una grande emozione vivere LO SHOW, il momento conclusivo dei laboratori, con l’adrenalina da messa in scena che acquista un valore pedagogico e strutturante molto importante…

Nei primi anni vedevo il momento finale dello spettacolo come qualcosa in più, dal punto di vista didattico, assolutamente in secondo piano rispetto alla dinamica dell’ora di laboratorio…

Negli ultimi anni questo punto di vista si è assolutamente modificato, dando un grosso valore al momento dello spettacolo, dove un turbine di emozioni deve essere gestito e dove (per gestire le emozioni) il più grande aiuto è: respirare, fare mente locale e (per qualcuno) decidere di seguire la mia richiesta (esplicita nel suo essere metodo di lavoro) di assumersi la responsabilità della musica utilizzando la voce e cercando di stringere il legame all’interno del proprio gruppo ritmico.

È stata una mattina decisamente piena di energie positive e stimoli!

Grazie ancora alle classi terza A, quarta A e quarta B e quinta A e alle loro insegnanti della scuola primaria Decio Raggi di Forlì !!!

Quanto è bella la scuola fatta e vissuta con passione!

Stamattina, prima di scaricare gli strumenti per l’ultimo incontro in una scuola qui a Forlì, sono andato a salutare i bambini e le maestre di una classe quarta con cui l’anno scorso avevamo fatto il percorso dei tamburi… Sono arrivato nel pieno di un momento del loro progetto di “lettura in piazza”…L’aria era carica di una forte e magica energia, si vedeva la luce negli occhi di tutti i bambini e la gioia e la passione nell’esporsi al pubblico, con la sola mediazione di un leggio e di un microfono (strumento assolutamente non facilitante)…

Il racconto del progetto mi ha entusiasmato: una profonda e condivisa ricerca di testi, la grande attenzione all’esposizione e alla teatralità (con l’evidente risultato di aver colpito nel segno il lato emotivo dei bambini), la speculare grande attenzione alla lettura dei compagni… un pubblico attento e partecipe… (Per non parlare di un bimbo che in questo tipo di percorso ha sicuramente trovato una delle sue strade in cui la propria espressività è più libera di manifestarsi… Un genio!)
Trovo che un progetto del genere sia una potenza didattica in grado di avere enormi benefici sulla qualità della vita quotidiana all’interno della scuola e un valore aggiunto alla fondamentale capacità di “imparare ad imparare”.
In ambito disciplinare, nella mia ignoranza, mi sembra evidente l’importanza di questo percorso in ottica non solo di esposizione ma anche di comprensione del testo (oltre che, ovviamente, di passione alla lettura)…
Insomma, è stato un inizio di giornata assolutamente positivo, che tiene la barra dritta sulla consapevolezza che la scuola di oggi ha ancora tantissime bellissime carte da giocare, nonostante le enormi e sempre maggiori difficoltà…
Grazie di cuore alla passione di tutte le maestre e di tutti i maestri, lo dico prima di tutto da padre…

MAMA AFRICA MEETING RELOADED

Se sto pensando a come provare a ricominciare MAM? Cavolo se ci sto pensando…
Tante cose sono chiare, nella loro potenziale splendida fattibilità…prendendo a spunto la memoria di quello che abbiamo fatto in tanti anni, delle cose incredibilmente belle, degli errori e i punti di vista falsati, dalle esperienze di incontro e relazione, dalla voglia di sognare che riuscivamo a mettere in essere durante la settimana magica.

In questo anno abbondante ci sono state tante occasioni di confronto, con artisti, amici, compagni di viaggio…ma sempre, in un certo senso, aleatorie, una sorta di lamento della mancanza più che reale tentativo di imbastire una nuova progettualità… 

Non è facile per me immaginare di ricominciare senza affrontare questioni dirimenti con lo zoccolo organizzatore, legate a cosa significa costruire un festival come MAM, sviscerarne i contenuti, le particolarità, i punti di forza e debolezza con la tensione sempre rivolta a far si che di anno in anno si possa ricreare la magia che ci ha tutti quanti incantato…E’ difficile per me pensare di ripartire senza affrontare certi punti di vista malsani nell’equilibrio precario di un momento aggregativo così caratterizzato… Non posso pensare di ricominciare sentendo frasi del tipo : MAM è un punto di partenza e non di arrivo (non esiste né partenza né arrivo, la ciclicità deve essere la forma che tutti dobbiamo decidere di costruire…) né tanto meno frasi del tipo : MAM se non produce utili da reinvestire in attività sul territorio non ha senso di esistere…Gli utili sul territorio sono talmente evidenti nel loro non essere economici ma di sostanza … Dal primo anno l’intento era creare (parlo di quello che mettevo io) qualcosa di estremamente accessibile, lontano (almeno negli intenti “etici”) dalle logiche di mercato (ovviamente sostenibile, e qualche volta non ci siamo riusciti) che potesse così aprire le porte a dinamiche relazionali diverse, più sincere e profonde…

…E nemmeno riesco a pensare di dare un taglio a dieci anni splendidi e provare a partire con un progetto nuovo svincolato dall’esperienza comune e dalla Lunigiana…si è una sorta di ultima spiaggia, ma sarebbe una sconfitta grossa abbandonare un territorio (e un gruppo di persone) che ha significato tanto anche in termini di narrazione…

Certo è che una ripresa di MAM potrebbe passare (per quel che mi riguarda) solo da una profonda e sincera presa di posizione, di appartenenza…una voglia generale di sperimentare anche nuove pratiche che permettano a MAM di essere (finalmente) indipendente da arrivisti di ogni genere (politici /artisti /commercianti vari), un luogo dove mettersi in gioco e interrogarsi sul reale contributo che la musica, la danza, il canto, il teatro…la gioia, possono dare nel raddrizzare questo mondo che sempre più precipita in un baratro cupo e terribile… 

Probabilmente chi non ha vissuto MAM potrebbe leggere in queste righe un idea utopistica, ma noi sappiamo bene (l’abbiamo a tratti vissuto) che invece è possibile. 

Insomma, non so se si è capito, ma io immagino un MAM che sia costruito dalla comunità che lo vive; una forma organizzativa che dia spazio sincero a chi vuole mettere a disposizione le proprie competenze o semplicemente il proprio tempo… Una sorta di festival “open source” , in cui dinamiche, spesso presenti anche in MAM, come “secondi fini” o “recriminazioni assurde” siano auto-bandite…

Ricordo che qualche anno fa, era la prima serata “la notte dei tamburi” , Djembe-Kan, dissi due parole per introdurre…parlavo di una serata in cui, attraverso il tamburo, gli artisti avrebbero raccontato loro stessi…non doveva essere uno spazio in cui mostrarsi ma raccontarsi…la competizione era bandita… Fu eccezionale…

Credo che si debba procedere per step chiari (e i contenuti purtroppo arrivano dopo). 

– forma giuridica ideale

– logistica

– gestione volontariato 

– reperimento fondi
Queste secondo me sono le prime cose da “indagare” (e sono in ordine di importanza) per capire se un nuovo MAM è realmente pensabile…

W MAMAAFRICA W

Il metodo mi ingabbia…

…”Cmq, se a volte considero il canto-mani la mia preziosa salvezza per uscire da certe difficol-ta’,e lo sento che e’ una forza, altre invece si trasforma quasi in una ‘gabbia’ dalla quale fatico ad uscirne, col rischio magari di togliere spazio ed energia all’osservazione e all’intuito..senza quella sono persa,e’ giusto?mi sto concentrando troppo su quello e trascuro altro?”

Quello che vi propongo è UN metodo (non IL metodo) che ha come reale obbiettivo l’autonomia (oltre ad essere per me “LA strada” nell’approccio a questa musica e a questi strumenti)…

Attraverso la voce si prende consapevolezza dei suoni e del ritmo perché trasferiti su di un canale espressivo “agevole”…

Ma questo essere agevole, lo è veramente? Lo è sempre e comunque? … Secondo me si (o per quel che mi riguarda, si), ma deve essere di volta in volta modellato e sviluppato (certe frasi veloci possono essere più complicate a voce che sulle mani (e di conseguenza se l’esecuzione è “abitualmente” – o metodologicamente – legata al solfeggio, il rischio è quello di bloccare e non agevolare l’esecuzione, se il cantato non si sviluppa per superare le difficoltà)

…Ma siamo sicuri che senza voce siamo già in grado di “fermare” i suoni che dobbiamo fare?

Sicuramente il metodo (o la modalità) va adattata e “invertita”: quando il lavoro proposto parte dal djembe e non dalla voce, bisogna lavorare al contrario (cercando di essere sempre work in progress – eseguo random mentre cerco piano piano di tradurre in consapevolezza sillabica).

E’ un lavoro che passa attraverso l’esercizio (come ogni cosa, senza esercizio l’assimilazione è moooolto più lunga…anche di un metodo di lavoro) e l’arricchimento del proprio vocabolario musicale (più parole conosco e più posso lavorare per assonanze o similitudini).

…quindi se in certi momenti vi sentite chiuso@ in gabbia, allora è arrivato il momento di lavorare sulla malleabilità del metodo ! Renderlo vostro anche in situazioni non familiari (non abituali) o addirittura ripudiarlo per un eventuale valida alternativa che sentite più vostra !

LA MIA MAMA AFRICA (Decennale 2015)

Dieci anni ( 10 ) … Due cifre che prese separatamente ci parlano di un nuovo inizio…
Numero “ UNO ”   ( 1 ) : LE RADICI

Numero “ ZERO ” ( 0 ) : LA TERRA FERTILE
Sudore, affanno, fiato corto, flusso continuo di pensieri, incontri fugaci, occhi negli occhi, confusione linguistica, adrenalina, moto perpetuo, Pinball, ritardo, soluzioni, confronti, sorpresa, illusione, realtà, sogno, distanza, prossimità, incomprensione, empatia… 

…E ancora vitalità, magia, sacrificio, festa, grasse risate, lacrime, obiettivi, miraggi, disillusioni, conferme, abbracci muti, sfoghi, grida…colori, sapori, odori, suoni, silenzi, ferite, acido lattico, informazioni, racconti, frasi fatte, pensieri, ça va, ricordi, nostalgia, consapevolezza, paura, disattenzione, azzardo, immaginazione, bocca aperta, incredulità, ammirazione, rispetto, umiltà, esagerazione, inconsapevolezza, ça va sans dir, indigestione di emozioni, wontanara, “tanta roba”, disgusto, salti di gioia, docce fredde, la cucina che quest’anno quando trovi da mangiare è sempre varia e buonissima…
 – Numero “UNO”: Le Radici
Un albero non avrà mai una chioma ampia e rigogliosa se privo di radici forti e altrettanto voluminose… Sarebbe un arbusto in balia del vento, o di una pioggia battente o del caldo secco insistente… 

Senza radici robuste e sufficientemente ramificate nulla in superficie potrebbe reggere sensibili cambiamenti o repentini sconvolgimenti…
 – Numero “ZERO” : La Terra Fertile
Anno dopo anno il terreno è in grado di rigenerarsi, di arricchirsi… 

E’ possibile assecondare questo processo, favorirlo e stimolarlo; rispettando i tempi della natura o scegliendo e alternando le colture …

Una terra fertile è il luogo migliore dove pensare di seminare e crescere qualsiasi cosa, un obbiettivo primario se si vuole guardare lontano.

MAMA AFRICA MEETING 2015
Quest’anno come ogni anno è successo qualcosa di nuovo, di stimolante, di inaspettato, di eccitante ed emotivamente intenso e difficile da gestire. Ogni anno sembra impossibile pensare che il successivo possa nascondere ancora qualcosa di così forte, invece…
 – ALBA…
Quando le prime voci del mattino cominciano ad animare MAM, il suono dei tamburi è solo un eco che arriva dalla notte, il sole è ancora un tiepido saluto avvolgente… 

Piano piano si cominciano a vedere le prime persone uscire dalle tende, sorprese da saluti energici di chi è già al lavoro… 

Sguardi persi che si incontrano e si incoraggiano a vicenda, che è solo martedì… 

Ma la fatica svanisce all’avvicinarsi dell’ora dei tamtam, in grado di scuotere le riserve di adrenalina ed energia positiva… Da quel momento non esistono orari se non la scansione dei corsi…da quel momento sono la musica e la danza a dettare i tempi e modellare le emozioni, fino al crepuscolo … 

Ed è proprio il crepuscolo che apre le porte dell’immaginario…cosa succederà dopo? 
Vedere trecento persone alle due di notte (dopo una giornata di studio e con la sveglia a poche ore) che ballano all’unisono sulle note di balafon e barà, in un villaggio della Lunigiana nel 2015, è qualcosa di incredibilmente forte, un messaggio chiaro, inequivocabile, diretto… 
 – “NOI SIAMO IL CAMBIAMENTO” (titolo della decima edizione)
… abbiamo tra le mani la possibilità di dire qualcosa di importante, semplicemente dobbiamo assumercene la responsabilità…
Quest’anno siamo riusciti a fare dei passi avanti per risolvere problemi grossi venuti fuori con evidenza nell’edizione 2014 (controllo area tende e caos mercatino, ristorante e raccolta dei rifiuti, …) ma siamo consapevoli che è solo un primo approccio e la strada è ancora lunga. 

Ci siamo ritrovati con grosse difficoltà per far partire la macchina MAM (siamo ancora un motore diesel, che ha bisogno di scaldarsi) ma grazie agli ingranaggi collaudati (e a fondamentali innovazioni organizzative) superato l’affanno del lunedì tutto è andato liscio (salvo intoppi “congeniti” ad una organizzazione così complessa)… 

Restano grossi macigni da spostare (alcuni teoricamente fino a metà giugno non esistevano – docce calde e un paio di pavimentazioni scandalose di sale di danza – fino alla comunicazione dell’inagibilità del palazzetto dello sport appena inaugurato) e zone d’ombra estremamente importanti da illuminare (che si erano già individuate e che purtroppo non hanno ricevuto la giusta attenzione, o per le quali le soluzioni trovate non sono state sufficienti – vedi disequilibrio tra tranquillità dei primi tre giorni e caos le ultime sere, in cui l’affluenza esterna è massiccia e spesso poco compatibile)…
Riuscire ad andare oltre a queste questioni spinose è la vera sfida che dovremo affrontare, e lo potremo fare solo vedendo questa edizione come un punto di arrivo, costruendo la prossima come un nuovo inizio…
Come possiamo fare in modo che MAM sia al riparo dai rischi di massificazione, che sia un luogo in cui chi non ha interesse a farne parte semplicemente non ci venga, un luogo in cui si possa dire (e sentire) di non avere paura, un luogo in cui i bambini possano continuare a girare senza che i genitori vadano in apprensione ?

Come possiamo proteggere questo microcosmo e allo stesso tempo fare in modo che sia MAM un momento di apertura all’esterno, di condivisione delle esperienze con chi da questo mondo non è attratto e incuriosito? 
Sarà fondamentale rivedere alcune dinamiche organizzative, aprire alcuni ambiti alle collaborazioni “esterne”, coinvolgere nuove figure anche in aspetti basilari dove l’esperienza è fondamentale…
Quest’anno credo possa essere stato per molti un MAM particolare, sicuramente bellissimo per tutt@, ma per decine o centinaia di motivazioni diverse, tutte più o meno personali nella forza emotiva, nell’implicazione (!), nel coinvolgimento personale…

“IMPLICATION” (Coinvolgimento)
Il termine francese “Implication” (coinvolgimento) racchiude quest’anno il più ampio spettro di sensazioni che si sono respirate a MAM … 

Siamo tutt@ coinvolti nel generare questa magia, siamo tutt@ parte della magia che nasce, siamo tutt@ consapevoli dell’importanza di vivere ancora questa magia… 

Lo siamo in modo diverso ma quest’anno è successo qualcosa, una magia nella magia, o il semplice scorrere delle cose…
Mama Africa è un microcosmo fatto di tante anime che si fondono in uno splendido quadro, ricco di colori e forme affascinanti, in grado di cullare i nostri sogni e generarne altri da poter cullare…

Un quadro complesso nella sua varietà, una bellezza che si regge su equilibri sottili ma dalle radici solide…

Colori che si mescolano poggiandosi su complicate linee a china…
Siamo coinvolti in maniera diversa proprio nel prendere parte al disegno, nel decidere prima di tutto se esserne fruitori o autori, se giocare di colore o “implicarsi” nella stesura delle linee a china …
Artisti, volontari, allievi, organizzazione in genere (ma anche territorio e “vicini di casa”) … 

Abbiamo tutt@ avuto davanti agli occhi quale occasione incredibile è Mama Africa Meeting … 

Abbiamo tutt@ preso coscienza dell’importanza di Mama Africa Meeting, del suo potenziale ancora inespresso di laboratorio interculturale in primis e (per la cultura dell’Africa dell’Ovest in particolare) di eccezionale momento di confronto intorno al movimento internazionale artistico Ovest Africano (che a MAM si sta bene, in bella compagnia, si ride e ci si diverte di brutto, lo sapevamo già 🙂 ).
Il vero passaggio fondamentale che ognuno dovrà fare (a qualsiasi livello di “implicazione”) è quello del decidere se le parole hanno un senso compiuto nella realtà oppure se si tratta (scusate la citazione, “Gli Intoccabili”) di “chiacchere e distintivo”, di frasi fatte ,ad effetto, adatte al contesto ma assolutamente non sentite, fasulle o semplicemente “di circostanza”. 

Mama Africa Meeting ha bisogno di VERITA’ , ha bisogno di essere riconosciuta come luogo altro in cui la realtà si modella sui sogni e non viceversa, luogo in cui ci si mette a disposizione dell’altro con la consapevolezza che i frutti saranno per tutt@…
Vedere ragazze, che hanno investito magari 300 euro in corsi e permanenza, farsi in quattro nel tempo libero per aiutare a chiudere le falle organizzative senza chiedere nulla in cambio e con il sorriso sincero e coinvolgente, è una delle cose più belle che sono capitate quest’anno (e non solo 🙂 )… Questa è “implication”, ancora più importante nel suo attuarsi perché spontanea…
 – “IMPLICATION” – SPONTANEITA’
Forse uno degli errori (reiterato), che ha rischiato (col senno di ora) negli anni di compromettere l’equilibrio di MAM, è stato proprio lasciare alla spontaneità la decisione di “implicarsi” nella costruzione e attuazione della settimana “x”… 

Si è pensato (sbagliando) che fosse esplicita la nostra apertura al “volontariato organizzativo” : negli anni figure ora fondamentali (per competenze e sguardo a 360°) si sono proposte spontaneamente, ma è anche vero che dopo la sesta edizione MAM ha fatto grossi cambiamenti, portando in secondo piano l’evidenza di cui sopra…

Ora è il momento di rendere nuovamente esplicita questa nostra apertura all’inclusione (viceversa ci deve essere la consapevolezza che si tratta di un impegno grosso a cui si deve essere pronti e in grado di rispondere, con momenti in cui non ci sono altre priorità se non MAM – ovviamente nel limite della propria sopravvivenza 🙂 ).

Avremmo, insomma, dovuto fare prima quello che faremo per il 2016 (e abbiamo già iniziato a fare quest’anno) : aprire propositivamente, a chi “sente” MAM, le porte del “laboratorio di pittura”, spingendo verso l’uso delle linee a china e (poi) del colore… con la consapevolezza che l’esperienza è fondamentale ma è solo condividendola con chi ha la stessa passione (verso MAM e tutto quello che racchiude) che ci si può rinnovare rispettando se stessi, che si può superare un ostacolo senza avere il timore di non farcela…
Possiamo decidere insieme se coinvolgerci in MAM a tal punto da sentirla nostra nelle sue ragioni più profonde, mettendoci definitivamente in gioco, prendendola tra le mani per proteggerla…

Lo possiamo fare spontaneamente (nella vita quotidiana del festival, smettendo, ad esempio, di delegare allo staff le cose basilari come raccogliere rifiuti e metterli nei cassonetti o girare la testa dall’altra parte se si assiste a qualcosa di spiacevole,…) o mettendo a disposizione di tutti le proprie competenze, o rispondendo a quelle che saranno esplicite richieste da parte dell’organizzazione volte a colmare lacune specifiche…
…E per rendere ancora più esplicita e soprattutto “credibile” questa richiesta di “implication” è necessario che scompaiano il più possibile le personificazioni… 

Vedere MAM come espressione primaria di qualche persona in particolare (vedi ad es. Cico !! …) rischia di accecare gli sguardi di chi non si trova in sintonia con (o non si fida delle parole di) quella persona (oltre che essere un FALSO STORICO!!!)… 

MAM ha bisogno di sintesi (e quindi qualcuno che tiri le fila), ma la realtà dei fatti ci impone questo cambiamento (per il bene di MAM) … 

Troppe sono le voci dissonanti, che sparlano di MAM per ragioni legate alle persone (e che, ad esempio, non credono al nostro volontariato, pensando che MAM sia una “fabbrica-soldi-per-pochi” )… 

Non possiamo vanificare i sacrifici di tanti per queste stupide ragioni…
Per quel che mi riguarda, mi rendo conto di non avere aiutato a NON personificare… 

Sicuramente per ruolo, ma anche per mancanza di lucidità (dovuta alla stanchezza e ai tempi troppo compressi, che non mi lasciano la tranquillità di riflettere a fondo prima di prendere parola da un microfono), mi trovo ad essere individuato ancora come l’artefice di tutto… 

…Un altro campanello di allarme in ottica di salvaguardia di MAM… 
Deresponsabilizzarmi mi permetterebbe di lavorare con più attenzione e profondità, mettendo al riparo dal rischio di superficialità, scarsa professionalità, pressapochismo o autoreferenzialismo, MAM.
Siamo di fronte ad un bivio, abbiamo radici forti e terra fertile…

…Ora dobbiamo fare in modo che tutto possa avere inizo…

RINGRAZIAMENTI 
Quest’anno saremmo crollati – nella gestione dell’ambito organizzazione corsi – se non ci fossero stati (con la grinta, la competenza e la passione che ci hanno messo) i ragazzi di DESTINATION WEST AFRICA di Roma !!!! Sono convinto che da questo naturale incontro possano nascere solo grandi positività per MAM !!!!
Un grandissimo inchino di fronte all’artefice (che lavora nell’ombra) della parte software del sito e del programma iscrizioni e gestionale di segreteria (Super Marco Cattani !!!), a chi dedica ore ai vari test pre-apertura iscrizioni (Chiara e c.), a chi ci ha tolto le patate bollenti delle traduzioni in tre lingue (e qui si parla di un grande team europeo, dalla Svizzera alla Francia all’Italia).
Grazie a Vilmo e alla Protezione Civile di Villafranca che ormai da tre anni ci supporta non solo prestandoci letti e coperte ma aiutandoci fisicamente nell’allestimento e disallestimento oltre che coprendo alcune responsabilità durante la settimana !!!
Grazie a Mariachiara e Giorgio (Arci Regione Toscana e Arci Provinciale Massa Carrara) per il lato amministrativo..
Grazie al megateam di fotografi che ci hanno regalato una prima edizione “social” di MAM.
Grazie ad Aisha, Giovanni e Martina per il ristorante succulento e a chi sempre sorridente ci preparava il caffè alle 7.45 di ogni mattina !!!!
Grazie a Frank, figura sempre più rassicurante !!!
Grazie al semprefondamentale Dudu, al suo reggae ricaricabatterie !!!!
Grazie a Filippo, Gaetano, Gigi, Leonardo…in rappresentanza di un grandissimo gruppone di volontari più o meno giovani che hanno garantito al colore di attecchire sulla tela !!!
Grazie all’Amministrazione Comunale che ci ha aiutato negli alloggi degli artisti (grazie Alice) e nel concederci il lusso delle due di notte tutta la settimana (abbiamo sforato in un paio di occasioni, ce ne scusiamo sinceramente…).
Grazie ad Andrea e Roberta (Guembanara) per quello che stanno facendo !
Grazie a tutti gli artisti, alla loro disponibilità e comprensione, alla loro qualità eccezionale !!!
Grazie a chi ci ha sopportato !
Grazie a Federica Loredan per la sua passione !!
Grazie a chi si accolla il montaggio e lo smontaggio, pochi leoni e leonesse!!
Grazie a Tone, ti voglio bene !!!
Grazie a W A F O W E !!!
Grazie a Maurizio, BaoBab !!!
Grazie al fratellino geniale e instancabile DARIO !!!!
Grazie a Sourakhata e Mamadama, sempre…
Grazie a chi non ho nominato (un sacco di persone, ma i nomi citati rappresentano tutt@) !!!!
All’anno prossimo… Inshallah !